Il Rosario per il Papa a Santa Maria Maggiore, Ryłko: asciughiamo le nostre lacrime

La Salus Populi Romani, a cui Francesco affidava "speranze e preoccupazioni", "gioie e dolori", "sogni e attese" del mondo, veglia sulla preghiera recitata sul sagrato della basilica liberiana. Una fila silenziosa, fatta di generazioni diverse, si forma già dal pomeriggio per lasciare una dedica personale accanto alla Porta Santa giubilare

Edoardo Giribaldi - Roma (Fonte Vatican News)

Centoventisei volte. Tante sono state le occasioni in cui Papa Francesco ha incontrato lo sguardo della Salus Populi Romani, l'icona della Vergine che veglia da secoli su Roma dal cuore di Santa Maria Maggiore. Ogni viaggio apostolico, tutte le "speranze e preoccupazioni", le "gioie e dolori", i "sogni e le attese" condivisi dal popolo di Dio e dal "mondo intero",  tutto è passato da lì. Dal suo sguardo. Dal suo grembo di madre. L’ultima visita solo pochi giorni fa, alle soglie della Settimana Santa. Ma stasera, 21 aprile, nel giorno del suo ritorno alla Casa del Padre, qualcosa cambia: la distanza si annulla. Il Papa non è più ai piedi della Vergine. La sua icona le è accanto. Un passo più vicino al cielo. Eppure, non un centimetro più lontano dalla sua gente. L'occasione è la recita del Santo Rosario, dei Misteri Gioiosi, guidati dal cardinale Stanisław Ryłko, arciprete della basilica liberiana e presidente emerito del Pontificio Consiglio per i Laici.

Fiducia nel Dio della vita

Alle 21 inizia la preghiera del Rosario. Le luci urbane al neon si mescolano a quelle calde delle candele poste ai piedi della fotografia di Francesco, sorridente. Le voci si abbassano, i clacson delle macchine sembrano ovattati. Roma, per un momento, trattiene il fiato. "Siamo qui riuniti ai piedi della Vergine Maria, per pregare per il nostro amato Santo Padre, Francesco. Proprio ieri, lo abbiamo visto nella benedizione Urbi et Orbi, e subito dopo in piazza San Pietro, per salutare i fedeli presenti", esordisce il porporato, affiancato dal cardinale Rolandas Makrickas, arciprete coadiutore della basilica papale. "Tutti noi siamo rattristati e addolorati per la sua dipartita, ma siamo altrettanto sicuri che il Dio della vita gli spalancherà le porte della beata eternità", ha proseguito il cardinale Ryłko, concludendo l'introduzione alla preghiera con un'invocazione: "O Maria, consola il nostro pianto, asciuga le nostre lacrime, conforta il nostro dolore. Accompagna, ti preghiamo, il nostro cammino incontro al Signore risorto". Il sagrato della basilica liberiana non basta a contenere l’affetto di chi è accorso. La piazza, e persino le vie limitrofe, si riempiono di fedeli che stringono tra le dita le coroncine del Rosario nel succedersi dei vari Misteri che contemplano la vita terrena di Gesù. Le lacrime scorrono su qualche viso, ma accanto a loro sbocciano anche sorrisi: sono volti che, nel dolore, trovano fiducia. Proprio come nelle parole del cardinale Ryłko — parole di fede che sanno tenere insieme la nostalgia e la speranza.

 

 

 

Le dediche dei fedeli

Già dalle sette di sera, i fedeli si mettono in fila. Accanto alla Porta Santa, un libro aperto raccoglie le parole intime di chi è venuto a rendere omaggio. “Caro Papa Francesco, aiutami ad esaudire i miei sogni” scrive Alejandra, venticinque anni, dalla Spagna. A Roma per le vacanze di Pasqua con la famiglia, si ritrova a sorreggere la madre, che piange in silenzio, troppo provata per scrivere. E in quel gesto — una figlia che sostiene la madre — sembra rivivere un’eco di quelle parole che il Papa ha consegnato ai giovani in tante occasioni: “Per favore, non perdere la capacità di sognare. Quando un giovane perde questa capacità, non dico che diventa vecchio, no, perché i vecchi sognano". Sì, gli anziani sognano. Ad occhi aperti, mentre affidano al libro un ricordo, un pensiero, un desiderio. “Mio cugino si è sempre detto ateo. Sempre. Ma quando ti vedeva... si illuminava. Rimani accanto a lui, caro Papa. Ne ha bisogno!” sono confidenze sussurrate e poi scritte, ma accendono legami invisibili. L’affetto e la riconoscenza per Francesco, questa sera, annullano ogni distanza. Specialmente nell'affidamento alla Salus che conclude il momento di preghiera, invocando "quella pace" che "solo" Gesù "può concedere". Incessantemente sperata, auspicata, da Francesco.

21 aprile 2025